Il rito è una necessità umana.
Costituisce la trama della nostra vita, della nostra
quotidianità, dei nostri rapporti e relazioni e, proprio per
questo, racconta meglio di qualsiasi altra cosa la cultura in
cui si vive.
Raccontare, fotografare, i riti,
i culti le credenze e le cerimonie di un popolo, significa
entrare in relazione con esso e comprenderne meglio la cultura.
In sintesi significa entrare in contatto con l’essenza più vera
del popolo stesso.
Sono sempre stata affascinata
dalla ritualità cui attribuisco sia una funzione sociale che il
tentativo di relazione con il mondo dell’occulto, degli dei.
Con queste fotografie voglio
raccontare alcuni di questi (culti ma anche a volte cerimonie o
riti) che mi hanno particolarmente colpito in giro per il mondo.
La mia passione per la fotografia nasce con l’iscrizione, come
scuola superiore, all’Istituto professionale per la tecnica
della grafica e della pubblicità. Infatti tra le materie di
studio vi era per l’appunto la fotografia, che perciò studiai
per cinque anni. Quello che imparai, al di là degli aspetti
tecnici e compositivi (e che secondo me vale sia per la
fotografia pubblicitaria che per qualsiasi altra forma
espressiva), è che bisogna sempre avere come obiettivo quello di
trasmettere in modo chiaro e corretto un messaggio. Erano gli
anni ’70 e chiunque si appassionasse alla fotografia, si dotava
di uno stanzino più o meno piccolo, nel quale poter sviluppare e
stampare le proprie foto, naturalmente solo in b/n perché una
testa colore per l’ingranditore costava troppo per uno studente.
Iniziai così a sperimentare, sia durante la ripresa che in
camera oscura. Naturalmente di fotoritocco non si parlava,
quindi venivamo spronati a pensare bene prima di scattare (anche
perché le pellicole costavano e non ci si poteva permettere di
cancellare le foto sbagliate…)
L’avvento delle fotocamere digitali mi vide impegnata in
tutt’altri settori (erano gli anni ’90 e facevo l’attrice
professionista). Smisi perciò di fotografare per un bel pezzo,
sino al 2007 quando, avendo cambiato lavoro e potendomelo
finalmente permettere, iniziai a viaggiare e presi in mano la
mia prima fotocamera digitale: una Nikon 40DX! Da allora non mi
sono più fermata ed anche se ho abbracciato le diverse
tecnologie disponibili (passando per le full frame sino ad
arrivare alla mirrorless) posso dire che l’obiettivo iniziale
imparato a scuola durante il corso di fotografia, ovvero quello
di trasmettere in modo chiaro e corretto un messaggio, è sempre
presente nella mia testa quando scatto (naturalmente non sempre
riesco a raggiungerlo…). Oggi per me la fotografia è sempre più
strumento di racconto e di conoscenza. Il mezzo che mi consente
di approfondire culture diverse, ma anche conoscere aspetti
della vita quotidiana (in particolare quella religiosa).
Fotografare le ritualità di paesi diversi, mi costringe a
studiarne il significato e mi dà modo perciò di entrare in una
relazione più profonda con queste. |