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Sono una persona che "fa fotografie" come
milioni di persone al mondo ma credo di farlo con passione ed amore.
Ho iniziato per gioco, partecipando ad un contest di una rivista di
fotografia il cui tema era “Il gioco”. La mia foto è stata
pubblicata due mesi dopo e questo mi ha dato lo stimolo per
avventurarmi seriamente in questo hobby. E' un'avventura che mi ha
vista crescere e migliorarmi, grazie a corsi dedicati, visite a
mostre, lettura di libri, viaggi workshop con professionisti del
settore.
Il mio genere fotografico negli ultimi anni è orientato verso la
fotografia di architettura, specialmente quella moderna e
minimalista; mi piacciono le forme, i dettagli, le immagini
astratte. Ma amo anche le persone, così spazio nel ritratto e nella
fotografia di strada. Amo viaggiare, quindi fotografo luoghi e
persone locali. Ed amo la meravigliosa natura che mi circonda, in
particolare gli spazi aperti ed infiniti in cui lo sguardo si perde
inebriandomi.
Ho esposto in diverse mostre collettive e ho realizzato alcune
mostre personali. Mi piace guardare la gente osservare con
attenzione le mie immagini e poi sorridere piacevolmente o pormi
qualche domanda.
In questi anni ho vinto diversi premi e ottenuto menzioni d'onore a
concorsi nazionali ed internazionali di fotografia. Non partecipo
per vincere ma per mettermi in gioco. Ottenere un risultato fa
crescere in me l'idea di saper fare abbastanza bene ciò che faccio.
Ma non si finisce mai di imparare e quindi continuo a studiare
perchè, come dice un mio amico fotografo professionista, “Bisogna
restare sempre allievi”. |
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Selina
Bressan è stata ospite del Colibrì in videoconferenza lo scorso
mercoledì (25 novembre 2020) per una serata dal titolo “QUATTRO X
QUATTRO”, un riferimento ai quattro generi fotografici da lei
sviluppati nell'incontro on-line (architettura, still life,
fotografia di viaggio, ritratto) ma anche una metafora della
instancabilità di Selina, e della sua capacità di muoversi con
destrezza sui diversi terreni. Progetti fotografici a tutto campo
che hanno stimolato commenti e riflessioni.
Di
notevole interesse l’opera “NOIA”, chiaramente ascrivibile all’arte
fotografica concettuale, come ho avuto modo di sottolineare durante
la serata. Nel momento in cui viene predisposto un allestimento che
impone alla macchina fotografica uno scatto casuale temporizzato,
diventa inevitabile un riferimento a “Crossroad, via Emilia” di Nino
Migliori. Un itinerario da Piacenza a Rimini utilizzando uno strano
marchingegno costituito da due macchine fotografiche orientate in
modo contrapposto che gli hanno permesso, ad ogni incrocio, di
immortalare quanto era di fronte ma contemporaneamente anche quanto
era alle sue spalle.
Ancora di
più emerge la citazione ad Auggie Wren, immortalato nel film Smoke,
fotografo e tabaccaio che per quattordici anni, tutte le mattine,
esattamente alle 8:00, montava sul cavalletto la macchina
fotografica davanti al suo negozio e fotografava la 3° strada, NYC,
sempre con la stessa inquadratura, all’interno della quale,
nell’alternanza di luci, ombre, sole, pioggia, emergeva un’Umanità
profondamente ricca e variegata.
Franco
Vaccari, uno dei massimi esponenti della fotografia concettuale,
teorico della “esposizione in tempo reale”, rinuncia al controllo,
esaltando l’indipendenza operativa della fotocamera e la casualità
dello scatto. Dalla casualità possono scaturire informazioni che
permettono di analizzare e interpretare luoghi ma anche espressioni,
reazioni emotive sempre in modo diretto e non mediato. Proprio come
ha fatto Selina.
Ma c’è un
altro aspetto che mi ha particolarmente colpito dell’opera
“ritrattistica” di Selina e che forse potrà diventare uno spunto per
miei personali approfondimenti: l’idea di fotografare “gli stati
d’animo”. Fotografiamo paesaggi, architetture, fauna, luoghi più o
meno esotici. Fotografare gli stati d’animo può essere una nuova
sfida. |
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